Occupazione non un miraggio ma una questione di solidarità generazionale

L’introduzione di un contributo sociale generalizzato si potrebbe giustificare in termini di solidarietà e di equità, oltre che sul piano degli incentivi all’occupazione. Bisogna eliminare o quantomeno rendere più flessibile quell’equazione alti contributi-bassa occupazione. Perché ciò possa realizzarsi occorre che l’opinione pubblica in cominci a percepire in modo adeguato il nesso tra oneri sociali e lavoro. Interessante potrebbe risultare una sorta di contributo imposto dallo stato a carico dei contribuenti, detraibile dalle tasse e a favore di un fondo per finanziare l’occupazione giovanile, come avviene oggi con il 5 per mille, tanto per rendere l’idea di che cosa si parla. Solo per far capire che senza uno sforzo collettivo di solidarietà tra generazioni e fasce di reddito, finalizzato alla creazione di nuovi posti di lavoro, il benessere collettivo ha davvero le ore contate. Questo è quanto si legge in un editoriale del direttore, dr. Andrea Viscardi del giornale ProgettoItaliaNews.net 

 

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Quando si parla di donazioni siamo sempre pronti a tassarci per un terremoto, per i bambini senza tetto o per altre tragedie che investono il nostro o altri paesi. Qui si parla dei nostri figli cosa c’è di più importante del futuro dei nostri figli?

La necessità di creare occupazione, occupazione stabile, per i NOSTRI giovani è forse meno importante che aiutare i terremotati di questa o quella zona? Io non credo, non penso che un genitore, e io lo sono, voglia un grande punto interrogativo sul futuro dei propri figli.

L’editoriale del direttore Andrea Viscardi è impeccabile, altri paesi hanno gestito e stanno gestendo questo tipo di politica e i primi risultati si intravedono. Perchè l’ITALIA NON VUOLE PENSARE AI PROPRI FIGLI?